ROMA - Una scritta, "Cocaine hypocrisy", accanto a un inedito
George Bush jr intento a sniffare polvere bianca. Un fotomontaggio
in linea con la violenza della pubblicità elettorale comparativa che
negli Stati Uniti può raggiungere livelli molto alti. Ma questa
volta il severo governatore del Texas non è riuscito a fingere
distaccata indifferenza, e ha incaricato i suoi legali di denunciare
l'autore della pagina web incriminata. Con una serie di accuse che
vanno dal furto di foto coperte da copyright all'uso improprio del
nome del candidato repubblicano in un sito che rimanda a pagine
pornografiche, gli avvocati di George Bush jr hanno querelato Zach
Exley alla Commissione di controllo sulle Elezioni.
L'intento di Exley, per sua stessa ammissione, è di
smascherare l'ipocrisia di Bush jr.: "Non ha voluto dire se da
giovane ha fatto uso di droghe sostenendo che fosse irrilevante
visto che ormai è cresciuto. Ma allo stesso tempo vuole inasprire le
pene per il possesso di droghe leggere e abbassare a 14 anni l'età
in cui un ragazzo può essere punito dalla legge come un
adulto".
Benché si richiami alla più pura tradizione della
parodia anglosassone, però, gwbush.com non si limita a fare
della satira sul candidato conservatore. Exley infatti invita
apertamente i visitatori a fare una sorta di colletta interattiva
per raccogliere fondi sufficienti a finanziare una campagna
pubblicitaria anti-Bush, per batterlo con le sue stesse armi: la
capacità di comprare spazio sui media, presa di mira dalle battute
della home page: "Cosa ha Bush che McCain non ha? Un indizio:
comincia con la lettera $."
Già a maggio il governatore si
era espresso sul suo contro-sito definendone l'autore un "uomo
spazzatura" e suggerendo che "ci dovrebbero essere limiti alla
libertà". Una reazione che, secondo Exley, non ha fatto che
aumentare l'interesse verso gwbush.com, i cui accessi da allora
hanno superato il milione. Un atteggiamento inconsueto, per un
politico statunitense. I siti di parodia politica sono infatti
conosciuti e tollerati da tutti, e la strategia dei consulenti
elettorali dei candidati è sempre stata unanime: ignorarli.
I
politici americani, da Gore a Buchanan, da Hillary Clinton a Rudolph
Giuliani, sono stati sempre molto attenti a non entrare in conflitto
con la satira, che incarna per molti la libertà di esprimere il
proprio pensiero, protetta dalla "sacralità" del primo emendamento.
Un principio cui sono pronti ad appellarsi ora gli entusiasti della
democrazia della Rete e gli avvocati del "free-speech".
Internet come cinquantunesimo Stato, le campagne elettorali
meno care per le raccolte di finanziamenti on line, il rapporto
diretto con gli elettori attraverso messaggi in real audio e
cliccabili biografie preconfezionate. Fino a oggi per i politici
americani Internet non era stato altro che un potente amplificatore
delle loro studiatissime immagini. Ma online, naturalmente, arrivano
anche i veleni. Su hillaryno.com Hillary Clinton deve sopportare
frasi come "Il Senato degli Stati Uniti è per capi provati, non è un
terreno di prova". E ugualmente Rudolph Giuliani, suo avversario per
la corsa al Senato nello stato di New York, è preso di mira da
rudyno.com che titola: "Il Senato è per i leader, non per le teste
calde", e che continua con un elenco dei principali motivi per cui
"Rudy" non è degno di diventare senatore.
Riguardo a tanti
altri poi basta andare su Realchange.org per scovare, letteralmente,
gli scheletri nascosti. Un esempio: aprendo l'armadio di Bill
Bradley si legge: "Il re dell'imbroglio: modi pionieristici per
evadere le leggi sui finanziamenti elettorali".
In una
partita mediatica in cui sono in gioco le poltrone più potenti degli
Stati Uniti d'America, nessuno può permettersi di cambiare le
regole. Regole inattaccabili, che partono proprio da quel primo
emendamento sulla libertà d'espressione eretto a bandiera dai
creatori di siti satirici. E che George Bush jr, finora abilissimo a
usare gli spazi conquistati in Rete, non può permettersi di
dimenticare.
(30 novembre
1999) |
Bush
jr. contro la satira online
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